Certe cose si fanno solo
per amore.
E’ se invece di godersi le ferie uno passa le giornate a lavorare sodo,
è solo perché c’è un grande amore: per il proprio paese, per quelle
radici che tempo e benessere vorrebbero strappare.
Così l’associazione culturale “Ji Briganti” si è data da fare, fedele
allo statuto della sua associazione che detta testualmente – “scopo
dell’associazione è quello di mantenere ed incentivare il patrimonio
culturale di antica tradizione lucolana”.
Questa piccola mostra, dunque, insieme alle altre iniziative del gruppo,
che si vanno svolgendo in questi giorni, vuole far tornare alla luce
arnesi di vita e di lavoro di un tempo nel quale i ritmi erano quelli
del sole e delle stagioni, l’energia quella delle braccia e del mulo;
quando si consumava quello che serviva per vivere, e non si sprecava
niente; quando un oggetto, una brocca, una falce, erano pezzi unici e
per questo erano preziosi e passavano di padre in figlio. |
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Quando insieme si trebbiava, si vendemmiava; insieme si lavavano i panni
alla fontana, si preparavano le pizze di Pasqua, si ammazzava il maiale.
Così la fatica, chiacchierando e cantando, era meno dura.
Per un sedicenne di oggi, roba da marziani. Certo, tornare indietro
sarebbe impossibile e sbagliato ma non vogliamo perdere, di allora, la
semplicità di vita, il bisogno di condivisione e di solidarietà, la
misura umana del lavoro.
Per questo non pretendiamo di organizzarci alla grande; basta ritrovarci
intorno a un fuoco: ‘na panonda, ‘na ruschetta, ‘nu bicchiere dè vinu e
‘na sonata, per risentirci esseri umani con un nome ed una storia. |
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