Abbiamo sentito il dovere di avviare una ricerca sulla banda di Lucoli nella
consapevolezza che, qualora trascurassimo di farlo, si potrebbe perdere una
pagina suggestiva della nostra storia.
Non si può ignorare che la banda è stata da sempre l’anima della festa del
Santo Patrono, così sentita da tutti i paesani. É stata, a suo tempo, anche
l’unica scuola di musica che il popolo abbia mai avuto.
Con la sua entusiasmante vitalità ha sicuramente creato una cultura musicale
genuina, semplice, ma accessibile a tutti. Il prendere parte, poi, alla
celebrazione delle feste paesane era un’occasione, per i musicanti, di un
buon pasto e di un buon bicchiere di vino, oltre che fonte di guadagno.
Cenni storici
Nella nostra regione le prime formazioni musicali cominciarono a sbocciare
tra la fine del settecento e i primi dell’ottocento, trovando il terreno
adatto a favorire il loro sviluppo. Tuttavia, per parlare di veri complessi
bandistici bisognerà aspettare i primi anni del novecento. In quegli anni si
afferma anche la nuova figura del maestro di musica (il mastro), quasi
sempre un graduato musicante in congedo.
Le bande abruzzesi, come il Gran Concerto di Chieti, la famosa “Centenaria”
di Spoltore e tante altre, fecero onore alla nostra terra d’Abruzzo e
vennero apprezzate in diverse città europee e americane. La banda musicale
di Lucoli fa risalire le sue origini ai primi anni del secolo scorso. Le
notizie al riguardo, però, sono frammentarie e affidate alla memoria dei
pochi superstiti. Nei suoi esordi non poteva, certamente, competere con
quelle grandi formazioni bandistiche nominate; ma, successivamente, ebbe una
storia non meno interessante di quella delle altre bande.
Proviamo a ripercorrere le tappe più significative della sua vita ormai
quasi centenaria e a dare alle sue vicende una semplice, ma dignitosa veste
letteraria.
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Il promotore indiscusso della nostra banda fu
Enrico Aliucci, nato a Lucoli il 21 settembre 1887, nella frazione di
Mancino. Giovanissimo emigrò in America e si stabilì a Latrobe,
cittadina dello stato di Pennsylvania. |
Enrico tornò in Italia intorno al 1910.
Aveva imparato a suonare la tromba a orecchio, senza aver seguito, cioè,
normali lezioni di musica. Con alcuni suoi amici che lo accompagnavano con
rudimentali strumenti a percussione, iniziò a suonare brani orecchiabili che
aveva imparato in America: nacque così il primo nucleo bandistico nel nostro
territorio.
Aliucci, dopo un breve periodo di tempo trascorso a Lucoli, emigrò di nuovo
in America. Nel 1912 lo raggiunse Angelo Fiore Cipriani, nato a Santa Croce
di Lucoli il 26 agosto 1896. Oltreoceano, i nostri due compaesani studiarono
musica e suonarono nella banda musicale “Latrobe Italian Band” formata da
loro connazionali. Enrico e Angelo Fiore cominciarono a coltivare l’idea di
dar vita a una banda simile nel proprio paese. Enrico fece ritorno in Italia
prima del 1920 e subito si mise all’opera.
Angelo Fiore rimase negli Stati Uniti ancora per qualche anno, rimpatriando
verso la fine del 1922. Nella primavera del 1923 nasce finalmente a Lucoli
il tanto desiderato “Corpo Musicale”. Così lo definisce Luigi De Paulis
descrivendo l’avvenimento lucolano con l’articolo intitolato “Corriere di
Lucoli” riportato nel giornale del partito predominante in quell’epoca.
La banda di Lucoli, accolta con grande entusiasmo, trovò subito ampi spazi
per la sua affermazione. Ne sono una riprova le numerose feste alle quali la
banda fu invitata a partecipare, come è annotato in un libretto-agenda del
1926: nell’estate di quell’anno i bandisti lucolani presenziarono a ben 28
feste patronali.
Quando si celebravano due feste nello stesso giorno, la banda, potendo
contare su più di 25 elementi, si divideva in due gruppi, ciascuno guidato
da un proprio maestro. Gli anni successivi alle date ricordate furono molto
impegnativi per Enrico e Angelo Fiore. Nelle lunghe serate d’inverno si
dedicavano alacremente alla formazione degli aspiranti bandisti. Il ricambio
era indispensabile per la sopravvivenza della banda. I ragazzi che con tanto
slancio e sacrificio avevano imparato a suonare uno strumento, spesso erano
costretti, come tanti altri, a lasciare Lucoli per motivi di lavoro o perché
chiamati a difendere la patria in guerra.
Come una grande famiglia, il nostro complesso bandistico, condotto dai due
bravi maestri, ebbe, anno dopo anno le sue vicende. Purtroppo il 16 maggio
del 1940, Enrico Aliucci che aveva lavorato lodevolmente e instancabilmente
per la banda e in nome della musica, lasciò per sempre questa terra.
Seguirono, poi, gli anni tristi della seconda guerra mondiale. È chiaro che
per tutto il periodo bellico non si parlò più di feste paesane, né si
sentirono più le allegre note dei solisti. Soltanto dopo il ‘45 si tornò a
parlare di feste: Angelo Fiore, con i musicanti disponibili, ricompose la
banda, dirigendola ancora per oltre un decennio. Grazie alla sua notorietà,
il nostro gruppo bandistico, nel 1953, fu chiamato a partecipare alle
riprese cinematografiche per la realizzazione del film “Il ritorno di Don
Camillo”, presso la stazione di Sassa ( AQ ).
Verso la fine degli anni 50 la banda sembrava essere arrivata al capolinea:
stava rischiando l’estinzione. Il prof. Giovanni Scaramella, nato a Santa
Croce di Lucoli il 19 dicembre 1921, seppe rivitalizzarla, infondendole
nuovo vigore.
La passione di Giovanni per la musica nacque dall’assidua frequentazione
dello zio Angelo Fiore, sopra menzionato. Così egli ha raccontato la sua
esperienza giovanile nel nostro pittoresco dialetto:
”Spissu e volentieri me retirea alla Castella da Zì Fioro che nzegnea la
musica agli quatrani ventro la sala, vicinu alla cambora do’ dormea jine;
senza fammene accorge, me rizzea dagliu letto e me mettea a sintì
accucugliatu vicinu alla porta”.
Giovanni, nel 1932, si trasferì a Roma, stabilendosi sul colle Aventino.
Nella capitale studiò musica fino al 1941, conseguendo l’attestato di
Maestro di musica generica.
Nel 1958 il Ministero della Pubblica Istruzione stanziò fondi per corsi
popolari di musica polifonica e strumentale. Giovanni non si fece sfuggire
l’occasione: si vide accolta la domanda di svolgere un corso serale di tre
anni, al quale ne seguì uno biennale.
I corsi si tenevano a Mancino “sotto agliu garage de’ Zì Nocenzo” e furono
frequentati, oltre che dai vecchi bandisti, anche da molti nuovi allievi.
Tra i più giovani del corso ricordiamo Giamberardini Aldo, Vannicelli
Adriano, Mazza Angelo, Cirella Luigi, Marinanza Ugo, Scaramella Gianfranco;
tra quelli in età più avanzata c’erano i fratelli di Giovanni: Felice e
Mario, poi Martinelli Davide, Giamberardini Olindo, Cipriani Felice,
Francavilla Eliseo. Altri nominativi ci sfuggono e di questo ce ne scusiamo.
La nostra banda, diretta dal prof. Giovanni Scaramella, poté riprendere la
sua attività nel 1960. La prima uscita di Giovanni con la banda avvenne in
occasione della festa di S. Gregorio: una delle prime feste patronali
dell’anno che si celebra alla Foce di Sassa il 13 marzo. Questa ricorrenza è
degna di una particolare nota per il fatto che molti componenti del nostro
gruppo musicale ricevettero il “battesimo” di bandista proprio in tale
occasione.
Il prof. Scaramella con la sua fisarmonica e con l’inserimento in banda di
nuovi elementi mise su una invidiabile Banda-Orchestra, molto richiesta e
apprezzata. Giovanni aveva intenzione di rinnovare la domanda per ulteriori
corsi di perfezionamento, con l’intento di far passare il gruppo musicale da
piccola, a media banda, ma, per ragioni professionali più impellenti, nel
1965 dovette lasciare la direzione.
Gli anziani bandisti si resero subito conto che andare avanti da soli non
era un compito facile. Non mancarono momenti di incertezza. Si misero in
opera tentativi – andati peraltro a vuoto – per riallacciare i rapporti con
Giovanni Scaramella. Ma non ci si poteva assolutamente arrendere.
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Innocenzo Aliucci, Sante Mazza, Raffaele
Cipriani, Cesare Cipriani, Davide Martinelli, Attilio Iannini, che erano
stati le colonne della banda, si impegnarono in prima persona. Si
cercarono persone dotate musicalmente come Orlando Ciotti, Dante e Dino
Petricone e, con Angelo Fiore Cipriani si tornò a concertare. |
La compagine della banda subì, in quell’occasione,
una leggera modifica strutturale per l’inserimento di due nuovi elementi
alla grancassa e ai piatti: Angelo Mazza e il suo amico d’infanzia Roberto
Cirella segnando, così, i futuri ingressi nella banda di tutti i giovani
delle Ville.
Emerge, in quegli anni, la figura di un bandista che abbiamo appena
nominato: Innocenzo Aliucci, fratello di Enrico, fondatore del complesso
bandistico, come abbiamo scritto precedentemente.
Innocenzo (familiarmente: Zì Nocenzo), con la sua quarantennale esperienza,
con la sua paterna comprensione, con la sua pazienza di uomo assennato,
addestrò, anno dopo anno, le giovani leve: noi altri, cioè, quasi tutti gli
attuali componenti della banda. Nelle interminabili serate invernali, ci
radunava intorno al caminetto di casa sua e con i suoi “Dòòò….Rèèè….jamo
quatrà…. Su… no’ mozzechete ‘se note..” ci faceva progredire nel solfeggio e
nel suono degli strumenti. Con lui, diventato nel frattempo capobanda, si
inaugurò – possiamo ben dirlo – l’era de “Zì Nocenzo”.
Dopo la sua scomparsa (30/05/1978), il disperdersi dei giovani per motivi di
lavoro, come nel passato, le difficoltà di reperire nuove leve fecero sì che
le arie della gloriosa banda di Lucoli si sentissero sempre più di rado.
Le radici profonde, però, sono difficili da estirpare. Davide Martinelli,
uno dei veterani del nostro corpo musicale, come abbiamo già riferito,
fondendosi con altri elementi di Marruci, fece riecheggiare per le strade
delle borgate abruzzesi le note dei nostri strumenti.
Negli anni che seguirono si portò qualche
serenata, si allietò qualche festa di matrimonio, ci si unì alla fanfara
degli alpini, poi, un decennio di silenzio. |
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Verso la fine del secolo scorso, in occasione
del matrimonio di Gianni Fattapposta, Pasquale Di Pasquale inconsapevolmente
ci offrì lo spunto per ripartire.
Ma i tempi erano maturi per costituire l’Associazione Culturale: “ Ji
Briganti “.
Con l’aiuto di tutti ci auguriamo di non perdere questo prezioso patrimonio
culturale. |