Per Francesco nel decennale
di Maurizio Fiorenza
Alla richiesta di portare un breve ricordo di Francesco non vi nascondo
che non ho saputo tirarmi indietro, perché, e molti amici che mi
conoscono lo sanno bene, citare il prof. Francesco Di Gregorio è una
cosa che mi appassiona, tanto da dover scrivere questo breve intervento
sia per evitare di farmi prendere dalla voglia di parlare, sia per non
inciampare in sentimentalismi.
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Per citarvi un
fatto, posso parlare dell'ultima estate di Francesco a Lucoli.
Era la fine di agosto del 1995 quando ci incontrammo alla festa di
San Menna e mentre passeggiavamo sotto braccio lungo la strada che
da San Menna va a Sant'Andrea, parlando ovviamente di Lucoli,
stringendomi il braccio, come a voler dare più forza e più
partecipazione alle sue parole, mi disse: "Maurizio, adesso dobbiamo
rivalutare e far conoscere Francesco Saverio Gualtieri, c'è molta
documentazione su di lui". |
Non ne ha avuto il tempo altrimenti ci avrebbe fatto conoscere un altro
personaggio illustre; ci avrebbe indicato l'importanza di questo nostro
compaesano, nato a Colle di Lucoli, nel 1740, prima vescovo dell'Aquila
e poi vescovo di Caserta, dove morì nel 1831.
Ma sono certo che Francesco ci avrebbe soprattutto sottolineato l'uomo
Francesco Saverio Gualtieri.
Era il 6-7 settembre del 1800. Essendogli stata negata dal sindaco di
Lucoli la possibilità di effettuare la S. visita, il vescovo Gualtieri
si rivolge al tribunale per far valere i suoi diritti.
Vengono inviati ventisette uomini di cavalleria e un tenente procede
all'arresto del sindaco Sebastiano Faggi, e di due deputati, Marzio e
Francesco Masciocchi.
Il Gualtieri si raccomanda di non maltrattarli e chiede che vengano
liberati dopo quattro giorni.
All'indomani, mentre si trova a Lucoli per amministrare le cresime ,
viene raggiunto dalla notizia che le persone arrestate sono state
condannate alla fucilazione. Costernato per la terribile notizia, si
precipita in città, si reca dal generale e ne ottiene la grazia, prima
della vita, e poi delle bastonature.
Già, Francesco mi disse: "Dobbiamo far conoscere", come se io avessi
avuto un ruolo importante nella circostanza. So bene che non era così,
ma so anche cosa volesse dire con quel "dobbiamo": espressione che lui
ha spesso utilizzato, perché nella sua voglia di far conoscere Lucoli,
soprattutto ai Lucolani, coinvolgeva tutti coloro che si rendevano
disponibili per far crescere in ognuno la voglia di voler conoscere le
nostre origini, per farci essere orgogliosi dell'importanza storica di
Lucoli, attraverso gli illustri personaggi che hanno visto la luce in
questa valle.
E, ad onor del vero, dobbiamo ricordare che tutta questa partecipazione
non è che ci fosse, e alle volte c'erano anche difficoltà da superare.
Ostacoli che forse a Lucoli sono sempre esistiti, se pensate che uno
stimato amico di Francesco, padre Aniceto Chiappini, pubblica per primo,
nel 1952, la storia di Lucoli, dal titolo Lucoli Medievale, e sul retro
di copertina ci dice di aver scritto questo libro per i suoi compaesani
e poi si augura, cito testualmente, "…spero che, se non grati, almeno
siano contenti".
Probabilmente queste difficoltà ci sono sempre state.
Ma l'amore di Francesco per Lucoli, era più forte di ogni cosa.
Ecco, credo che anche questo, sia un insegnamento che abbiamo ricevuto
da Francesco, cioè la forza di non mollare mai,
nella consapevolezza che questa voglia di far crescere Lucoli
sarà comunque un seme che piano piano riuscirà a germogliare.
Grazie Francesco, grazie per averti incontrato.