Antropologia & il Gioco
della Briscola
a cura di N.A. Stronauta
dell'Istituto di Ricerca Que Niuton
Tra le attività ludiche che, erroneamente, si attribuiscono
esclusivamente all’homo pentionatus c’è la “briscola “.
E’ appunto questo gioco che ha messo al centro dell’attenzione mondiale
Lucoli.
Una grossa società di ricerca antropologica (Istituto di Ricerca Que Niuton) ha svolto proprio nel nostro Comune
degli studi e i risultati che ne sono venuti fuori sono esaltanti,
mettendo in evidenza il nostro territorio come uno degli unici ad avere
una specie particolarissima di homo briscolus.
La ricerca ha sfatato alcuni miti che popolano l’immaginario collettivo
riguardo al fatto che la briscola a Lucoli sia un gioco per riempire le
giornate invernali nei vari bar come il Circolo Munito,
L’Incontro o il Centro Sociale per Anziani e in numerosi luoghi
all’aperto durante la bella stagione.
I praticanti, sudanti sotto il sole cocente o gelati e affumicati
d’inverno, incollati alle sedie di plastica con le braccia che d’estate
si appiccicano al tavolino e d’inverno si gelano, sottolineano che la
briscola non è un gioco per over 65, soprattutto quelli senza orto.
E’ pur vero che l’I.S.T.A.T. (Italia Stressata Tendente Al Trapasso) ha
recentemente rilevato che il 76% dei pensionati lucolani guarda la
televisione, solo il restante 24% gioca a briscola nei luoghi sopra
citati con i colleghi.
Questo 24% è solamente 1/5 della pur numerosa popolazione che pratica
questo meraviglioso gioco.
E chi sono gli altri?
Gli altri, sempre secondo i dati dell’I.S.T.A.T., sono giovani lucolani
annoiati sotto l’ombra di qualche quercia, non hanno niente da fare ed è
automatico che si ritrovino, se non a discutere sempre delle stesse
cose, a giocare a carte; studenti che sfruttano l’intervallo per
fortificare il loro intelletto e la loro capacità razionale praticando,
illegalmente et clandestinamente, la sublime arte del gioco (sviluppando
ulteriormente abilità che saranno loro utili nel futuro); perditempo e
nullafacenti, in cassa integrazione o disoccupati, o occupati part-time,
o che lavorano mezza giornata e che non hanno nulla di meglio da fare a
casa.
Si è rilevato poi che la maggior parte dei giovani si cimenta a Lucoli
soprattutto per vincere la “briscola” delle varie feste patronali che se
non altro forniscono l’unico premio (pecora, vino, pecorino... ecc)
adeguato alla pratica del gioco che si svolge tutto l’anno.
Non esiste un target ben definito e i giocatori di briscola
cambiano secondo la latitudine, la longitudine, temperatura corporea,
pressione barometrica delle varie frazioni.
Charles Darwin nella sua opera “L’origine della specie attraverso la
selezione del gioco della briscola” individua il prototipo della
fisionomia dell’homo briscolus, evolutosi fino ai giorni nostri nell’homo
briscolus briscolus.
L’homo briscolus ha caratteri fisici e comportamentali pressoché
identici in tutte le sue manifestazioni all’homo briscolus lucolanus:
mano sinistra sviluppatasi in modo raccolto, con le dita unite ed il
pollice di fronte l’indice, per prendere le tre carte necessarie per lo
svolgimento del gioco; la mano destra ha assunto nei secoli diverse
forme (o piegata con dito indice e medio paralleli, per reggere la
sigaretta, oppure incuneata, per sostenere il bicchiere di sambuca, o
anche affetta da “tamburellosi acuta” (tendenza a tamburellare su
superfici orizzontali).
Il viso è spesso teso all’inespressione tattica, per non lasciar
trapelare nessuna informazione sul contenuto delle carte; espressione
facciale capace di passare dalla gioia incontrollabile (ed immotivata,
perché spesso nel gioco della briscola non sono previsti particolari
premi…) all’ira funesta ed accanimento contro gli altri homini
briscoli.
Il linguaggio dell’homo briscolus luculus è abbastanza diretto:
nel momento in cui deve comunicare il suo disappunto, non esita a
bestemmiare il calendario gregoriano, si ricordano soprattutto quelle rivolte alla
Beata di Lucoli da parte di un noto Collaro che coinvolgeva anche le
persone che la “incollavano” (portavano a spalla) durante la
processione, oppure quando comunica la sua gioia per aver vinto la
partita, si dimostra molto sportivo con l’avversario, consolandolo con
frasi tipo: “Pijatela ‘n’culu, recchiefré!!” , “Tè!! Te so fregatu.
Strunzu!” e con altri appellativi del genere.
La psiche del giocatore di briscola lucolano, corrisponde a quello che
secondo Sigmund Freud, è tesa per natura alla sopraffazione amichevole
dell’altro: è sempre capace di dare una possibilità in più al perdente
mettendosi di nuovo in gioco, in match al limite della sopravvivenza
umana. Infatti, di solito, i tornei di briscola si ripetono all’infinito
e si interrompono solamente quando bisogna soddisfare i bisogni primari
(mangiare, svuotare la vescica e dormire) e provocano nella mente del
giocatore uno stato di tensione inimmaginabile.
L’homo briscolus luculus ha così occasione di sfogare le sue
pulsioni animalesche, canalizzandole nel gioco, sfoga la sua libido
insoddisfatta e ristabilisce così l’ordine e l’equilibrio nella sua
umana mente soprattutto a discapito della moglie o compagna.
Ovviamente non tutti sono unici come l’homo briscolus luculus.
Qualcuno discende dall’homo telematicus, dall’homo stronzus,
l’homo saputus, l’homo timidus, l’homo pornus, l’homo
fai-da-te, l’homo tifosus, moltissimi dall’homo insapiens...
insomma vista la grande varietà pare che altre ricerche si svolgeranno
sempre nel nostro territorio e noi prontamente ne pubblicheremo i
risultati.
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