Antropologia &
l’evoluzione dell’Homo Saputus
a cura di N.A. Stronauta
dell'Istituto di Ricerca Que Niuton
Premessa: l’homo saputus non è l’homo sapiens.
L’homo saputus è molto di più.
Dopo accurati studi antropologici siamo giunti alla conclusione che l’homo saputus si è evoluto nei giorni nostri nell’homo rompicojonis.
Ma partiamo da lontano: l’homo saputus fa la sua comparsa nello stesso
periodo dell’invenzione della ruota. Mentre l’inventore della ruota
(l’homo rotellus, evolutosi nei secoli in homo carrettus,
homo biciclettae, homo treninus, sino all’homo fiat)
si ingegnava nella riuscita della sua rivoluzionaria opera, l’homo saputus l’aiutava.
E
come?
Charles Darwin ha individuato un comportamento-tipo dell’homo saputus
nel periodo preistorico: ad esempio, mentre l’homo rotellus
scolpiva nella pietra una ruota, dalla ben nota forma circolare, l’homo saputus, con fare smargiasso, ammoniva l’homo rotellus con frasi del
tipo: “Schtupidò, ésso t’ha fa na rota quadrata, sennò come te firmi…se
la fa tutta tonna ruzzica…certo che non capisci propritu gnienti”;
oppure “pè mmi ssa ‘nvenziò non serve a gnenti …a que te serve na cosa
tonna…non ci po’ mette mancu la pulenta…lo sau tutti che la polenta se
mette sopre na cosa quadrata!”.
Non è stato ancora accertato, ma dopo le analisi al ‘carbonio 14’
operata sui resti di qualche homo saputus, ritrovati nella necropoli di
Fossa, pare che la maggior parte degli homini saputi preistorici siano
morti di trauma cranico, dovuto ad oggetti contundenti scagliati da mano
altrui.
Anche nell’epoca dei romani è presente la testimonianza dell’esistenza
dell’homo saputus. Virgilio, nelle sue Georgiche ci narra il mito di
Peppinus, un contadino che, uccidendo un antico homo saputus, Marius,
venne punito dagli Dei e trasformato in spaventa-passeri. Presentiamo un
estratto originale dalle Georgiche:
Marius: Quid facies, Peppinus?
Peppinus: Zappam
Marius: Peqqué?
Peppinus: Quid fregas tibi?
Marius: Ergo zapparria diversus…zappam cuscì tenere non est…
Peppinus: Quid sai tu, deficiens? Tu non zappat, tu miras et parlas ad vanveram…Levate
da esso…
Nonostante l’avversione verso questa specie, l’homo saputus resiste
ancora nel Medio Evo. Anche in questo caso la scienza di Que Niuton è
aiutata dalle testimonianze letterarie. Dante Alighieri, infatti,
colloca l’homo saputus nel 7° girone e ½ dell’inferno: nella redazione
originale questo canto non compare perché altrimenti nell’Inferno
dantesco dovevano figurare 34 canti, invece di 33. Dante preferì dunque
tagliare questa ambitissima testimonianza dell’homo saputus. Presentiamo
un estratto di questo misterioso canto:
tra la settima stella a nord
e l’ottava costellazione a sud
maremma maiala
mi ritrovai nel giron di color
che’l mio maestro
sprezzante appellava:
SAPUTI.
Furon snervanti,
et tosto petulanti , li homini
saputi, li quali sopra tutte
le chose avean da favellar
inutilmente, tanto che’l maesto
disse lor: “Ite ‘n loco situato
in fondo alla vos schiena
et più non dimandate”
Dal poema di Dante non abbiamo più testimonianze dell’homo saputus,
evidentemente evolutosi nell’homo rompicojonis. Recenti studi hanno
dimostrato che tale specie di homo non è riconoscibile, poiché si
nasconde nella pulita faccia dell’homo comunis, ma appena parla lo si
riconosce. Il suo modo di relazionarsi con le altre specie di homini è
pressoché identico:
sguardo compreso tra il “ma que sta a ddì” ed il “tanto tengo raggiò
solo ji”; dal vocabolario molto ben fornito e curato, ma usato a
vanvera; se vivente in contesti in cui è presente anche l’homo irascibilis ha spesso intorno agli occhi un alone violaceo, frutto di
ecchimosi, e braccia (e a volte anche gambe) rotte.
L’homo saputus resiste nei secoli fondamentalmente perché non si rende
conto del suo essere rompicojonis.
Vi chiederete perché di questa lunga premessa? Semplice, il famoso
Istituto di Ricerca Que Niuton sta compiendo degli studi a Lucoli e pare
abbia individuato diversi “esemplari” che possono chiaramente essere
riconosciuti inequivocabilmente come homo saputus nella loro, sopra
descritta, evoluzione in homo rompicojonis, e almeno due o tre sembrano
appartenere ad una ulteriore evoluzione: l’homo rompicojonis supremus.
I due/tre esemplari pare siano in uno stato evolutivo assai importante e
raro.
Gli esemplari scelti verranno presto informati dall’ Istituto di Ricerca
Que Niuton della loro “unicità” e invitati ad essere oggetto di più
approfondite ricerche affinché si possa arrivare ad un fecondo vaccino
che possa se non debellare almeno frenarne l’evoluzione.
L'Istituto di ricerca invita inoltre i cittadini di Lucoli, che leggendo
l’articolo sopra riportato riconoscano proprie alcune caratteristiche
dell’homo saputus e rompicojonis, di presentarsi presso la stazione
mobile della stessa società (camper attrezzato di colore blu) che per
alcuni giorni sosterà presso le maggiori piazze delle frazioni di Lucoli.
Lo studio del loro “essere” sarà fondamentale per la ricerca e per
l’umanità intera.
Diamo esempio e cerchiamo di aiutare la ricerca,
potremo così liberare Lucoli e l’intera umanità.
Coraggio…..sappiamo che
ci siete!!!! |