Il mio racconto di quella terribile,
indelebile notte...
di Stefano Bernardi (LucoliMeteo)
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Dal 16 dicembre 2008, come molte famiglie aquilane, anche i miei
cari ed io cominciamo a convivere con la paura del terremoto, paura
che diventa
angoscia e poi ossessione dalla metà di gennaio, quando le scosse
cominciano a presentarsi ripetutamente nel corso delle giornate.
Dagli inizi di marzo, mia moglie ed io maturiamo la decisione di far
dormire le bambine nel nostro letto matrimoniale, e di tenere in
camera da letto, una bottiglia di vetro rovesciata, che cadendo
avrebbe dovuto svegliarci ai primi tremoli e gli scuri della
finestra aperti per consentire,
all’occorrenza, una rapida fuga dal giardino.
Domenica 5 aprile, dopo un paio di giorni trascorsi senza avvertire
scosse, decidiamo, quasi per esorcizzare la paura, di riportare le
bambine a dormire nella loro camera, che si trova al secondo piano
della casa.
Attorno alle 22:45 vado nella stanza delle piccole per dare loro il
classico bacio della buona notte e scendo nella camera matrimoniale,
ma prima di mettermi a letto sussurro a mia moglie che non mi sento
tranquillo.
Passa solo qualche minuto ed un boato fortissimo ci piomba addosso
come un macigno, la casa trema, la paura sale alle stelle…
Corro dalle bambine le prendo e le riporto nel nostro letto.
Un paio di ore più tardi una nuova violenta scossa, un nuovo rombo,
di nuovo il sangue ghiacciato nelle vene.
Rimango sveglio, seduto sul letto a guardare fuori dalla finestra,
mentre mia moglie e le bambine riescono a prendere sonno.
Attorno alle 2 e mezzo ho la sensazione che un mostro sia lì fuori,
nascosto chissà dove e decido di non dormire rimanendo seduto ancora
sul bordo del letto con lo sguardo fisso alla finestra.
Alle 3 i miei occhi si appesantiscono, la tensione si alleggerisce e
rannicchiato mi stendo sul ciglio del letto.
Alle 3.32 il mostro viene fuori: un boato assordante, continuo,
crescente, la mia camera la mia casa, tutto, sembrava essere stato
improvvisamente scaraventato dentro una centrifuga in pieno
movimento, mobili e oggetti che cadevano, ante dell’armadio che si
aprivano e chiudevano in una frazione di secondo, il frastuono, il
frastuono, il frastuono, la luce che non c’era, il buio più totale.
Abbracciamo le bambine e cerchiamo di arrivare alla finestra, quel
mostro impedisce i nostri movimenti: due passi avanti e subito due
indietro, riesco ad arrivare alla finestra, aprirla e con una gamba
già fuori, sento nel frastuono le tegole cadere e mi blocco con la
famiglia tra le braccia aspettando che passi….non finiva mai… non
finiva mai….. ... ...poi finalmente, dopo 21 interminabili
secondi, l’inferno si placa.
Metto al sicuro la mia famiglia fuori, io rientro e, durante una
seconda scossa, riesco a prendere il cane e via verso la macchina.
Mentre il paese è nel panico più totale, riesco a raggiungere una
zona tra Lucoli e Roio tranquilla, lontano dall’abitato, fermo la
macchina che balla in continuazione per le numerosissime ulteriori
scosse.
I miei occhi, quelli di mia moglie, delle bambine e persino quelli
del cane, sembrano specchi vuoti in cui si riflette solo il terrore…
Il resto lo sapete… la mia famiglia ed io ci sentiamo dei
miracolati.
Bisogna ricominciare, rialzarsi e ripartire, come ancora non lo
sappiamo, ma lo faremo!...
L’Aquila IMMOTA MANET.
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